Una tecnologia avanzata dietro le immagini mostrate ai veggenti durante le apparizioni mariane.
Una tecnologia aliena segreta
Da molti anni ormai dopo aver raccolto, materiale cartaceo, testimonianze dirette degli interessati, il video del sole danzante da cui è poi scaturito il libro “Il contatto ufo ed alieno nella storia cristiana” mi sono ormai addentrato nell’inganno dietro cui si cela il fenomeno delle apparizioni mariane. A tutto il contesto c’è un inevitabile contorno e le conseguenze delle manifestazioni che derivano dall’esposizione alla visione dell’ entità femminile sono una falsa percezione della realtà da parte dei veggenti chiamati in causa.
Le sensazioni provenienti dell’ambiente che ci circonda vengono codificate dai nostri 5 sensi, uno su tutti la vista.
Gli occhi sono il trasduttore ambientale che attraverso la retina ed il nervo ottico permettono al cervello di orientarsi nello spazio. La mia teoria già esposta e che riguarda del come le immagini che la Vergine mostra ai veggenti vengano in qualche modo palesate, parliamo di quelle inerenti al primo segreto di Fatima, ma tale modus operandi è tipico anche di altri contatti, prevede il bypassare l’organo della vista per proiettare una rappresentazione della realtà che non esiste, ma che per il veggente è del tutto reale poiché viene elaborata direttamente nella corteccia cerebrale grazie a qualche tecnologia estremamente avanzata.
Ne è un esempio la visione che accompagna la rivelazione del primo segreto di Fatima subita dai 3 pastorelli a Fatima e che qui riporto:
Primo segreto di Fatima:
«La Madonna ci mostrò un grande mare di fuoco, che sembrava stare sotto terra. Immersi in quel fuoco, i demoni e le anime, come se fossero braci trasparenti e nere o bronzee, con forma umana che fluttuavano nell’incendio, portate dalle fiamme che uscivano da loro stesse insieme a nuvole di fumo, cadendo da tutte le parti simili al cadere delle scintille nei grandi incendi, senza peso né equilibrio, tra grida e gemiti di dolore e disperazione che mettevano orrore e facevano tremare dalla paura. I demoni si riconoscevano dalle forme orribili e ributtanti di animali spaventosi e sconosciuti, ma trasparenti e neri. Questa visione durò un momento. E grazie alla nostra buona Madre del Cielo, che prima ci aveva prevenuti con la promessa di portarci in Cielo (nella prima apparizione), altrimenti credo che saremmo morti di spavento e di terrore».
La possibilità di interagire direttamente sul cervello non è poi così lontana, perché la scienza ha quasi trovato il modo di restituire la vista ai ciechi aprendo una finestra sul cervello degli ipovedenti per stimolare i milioni di neuroni che comunicano direttamente proprio con la corteccia cerebrale.
Il progetto scientifico per realizzare tutto ciò è partito dalla fondazione Darpa e tramite lo stanziamento di quasi 22 milioni di dollari ha permesso ad una delle sue organizzazioni la Neural Engineering Systems Design di sviluppare interfacce neurali impiantabili e biocompatibili presso l’Università di Berkeley in California.
Il dottor Ehud Isacoff, professore di biologia cellulare e molecolare è il direttore del centro di neuroscienze Helen Wills e il coordinatore del team di ricerca che inserirà un gene all’interno dei neuroni, tale gene che produce una proteina fluorescente metterà un bagliore ogni volta che la cellula avrà un potenziale d’azione. L’impianto di un secondo gene invece emetterà una proteina “optogenetica” che una volta attivata dalla luce stimolerà i neuroni in risposta a stimoli luminosi. Tali impulsi verranno letti mediante l’utilizzo di un microscopio plenottico miniaturizzato impiantato in una piccola finestrella aperta direttamente nel cranio.
La tecnologia su cui si basa il microscopio è fondata su una fotocamera plenottica, una speciale macchina fotografica che mediante moltissime lenti è in grado di catturare la luce, l’immagine viene poi ricostruita al computer utilizzando ogni punto focale combinando la lettura e la scrittura dei neuroni si può quindi codificare una determinata percezione e riproporla sulla corteccia cerebrale, in brevi termini un video potrà essere codificato in maniera tale che il cervello di un ipovedente possa “vederlo”.
L’obiettivo è attivare milioni di neuroni utilizzando la luce. Tornando alle visioni dei veggenti che credo essere genuine e non una mera invenzione dei racconti, diciamo che è altamente possibile l’utilizzo di una tecnologia che a differenza di quella sperimentale del dottor Isacoff è in grado di interagire direttamente con il cervello umano senza nessun ausilio hardware.
Da ciò deduciamo che una civiltà avanzata avrà in questo modo facile gioco nel manipolare le menti ed influenzare la percezione reale dei fatti.
Cesare Valocchia