Fenomeni paranormali ed energie negative
Entità maligne da altri mondi
Il mondo dell’ufologia ed in generale del paranormale sono imperniati su una rete di concetti che apparentemente sembrano lontani tra loro e talvolta non congruenti, ma la matrice è unica. C’ è un sottile filo che lega indissolubilmente extraterrestri, spettri, fantasmi, streghe, shamani, malefici. Cerchiamo di fare un po’ di ordine.
Abbiamo visto che esiste una pluralità di mondi popolati da entità non visibili all’occhio umano, la limitazione imposta per natura non ci permette di vedere al di là dello spettro elettromagnetico che va dal rosso al violetto, sono frequenze dello spettro visibile di cui è composta la luce. La lunghezza d’onda di questo spettro ripeto visibile all’essere umano, va da 390 a 700 nanometri, senza addentrarci ulteriormente nella fisica diciamo che comunque esistono lunghezze d’onda e frequenze che non rientrano in una finestra ottica tale da permettere al nervo ottico di dare un senso a ciò che visualizza ma che tuttavia esistono. In tali mondi si muovono entità che noi definiamo spettri, fantasmi, poltergeist, shadow person, ecc…
Esseri che si nutrono di energie negative e che ne traggono anche dell’essere umano, energie evocate con riti e formule magiche che permettono di accedere a questi mondi e quindi richiamare quelli che erroneamente la cultura religiosa definisce demoni. Le streghe ad esempio da sempre associate al demonio si fecero portatrici di un sapere per secoli di madre in figlia con l’utilizzo di erbe medicinali, unguenti e riti per comunicare con queste “essenze” e per questo finirono giustiziate sui roghi dalla Santa inquisizione.
Una sapienza ancestrale andata irrimediabilmente perduta che traeva origine da riti pagani vecchi di 1000 anni anteriori al Cristianesimo fino ad arrivare all’ antico Egitto.
Gruppi di illuminati, satanisti in passato ma anche al giorno d’oggi, sì rifanno ad antichi rituali per suggellare, chiedere favori o protezioni da queste entità, proprio come facevano le streghe. Per giungere in comunicazione con tali esseri ci si doveva immergere in uno stato alterato di coscienza raggiungibile mediante l’assunzione di piante allucinogene del genere “solenacee”.
Speciali cerimonie permettono di detenere un potere enorme disponibile in questi mondi invisibili che opportunamente incanalato è artefice di quelli che al giorno d’oggi sono definiti malefici, fatture o malocchi. L’attuazione di interventi per entrare in contatto con esseri o in generale energie negative richiede l’utilizzo di materiali specifici, quali sangue mestruale, erbe, polvere di ossa, capelli, elementi che vengono mescolati al cibo della vittima oppure collocati all’interno di cuscini o materassi.
Altri metodi prevedono il “transfert” ossia il caricare di energie negative oggetti che rappresentano il malcapitato, quali immagini, indumenti, pupazzi. Situazioni del genere sono indotte da un profondissimo odio da parte di colui che opera nella realizzazione del maleficio e possono giungere alla separazione di affetti, alla malattia, al suicidio, al fallimento personale in tutti i campi fino ad indurre alla possessione.
Che il tutto non sia forse frutto di leggende, miti, superstizione o semplice credenze è attestato dagli scritti dell’archeologo Reginald Campbell Thompson che nel suo libro “The Devil and Evil Spirits of Babylonia” elenca i rimedi, esorcismi e misure preventive che i Babilonesi attuavano per contrastare tali entità.
Reginald Campbell Thomson assistente del Dipartimento di Egittologia ed antichità assire al British Museum di Londra, ha prima translitterato e poi tradotto centinaia di tavolette in cuneiforme ritrovate in Mesopotamia risalenti a più di 6000 anni fa . Una parte di queste tavolette descrive incantesimi ed alcune forme di esorcismo da utilizzare conto febbre e malattia chiamate “Asakku“.
Un altro gruppo di tavolette illustra un certo numero di essere soprannaturali corrispondenti grosso modo ai “Jinn” e ” Jann” arabi, e le modalità per liberare il malcapitato da l’entità che lo possiede. L’efficacia della riuscita dell’incantesimo per liberare la vittima da influssi maligni era legata soprattutto all’evocazione di una delle tante divinità, ad esempio la dea Nin-tu.
Lo stregone o sacerdote se non avesse richiamato la dea nel momento del bisogno non sarebbe stato assolutamente in grado di sottometterla. L’obiettivo dell’ incantesimo e delle formule recitate dal sacerdote per combattere tali entità era legarle al nome del dio o della dea evocata, il legame si creava anche richiamando i poteri del cielo o il potere della terra con frasi del tipo: “Nel nome dei cieli, io ti esorcizzo!” ” nel nome della terra, io ti esorcizzo !”
Condizione fondamentale ed assolutamente necessaria era che il nome dello spirito o dell’ influenza maligna fosse menzionata chiaramente affinché si potesse rimuovere dal soggetto.
Il nominare lo spirito, lo rendeva diremo “feribile”.
Altri modi per disfarsi di tali entità maligne erano quelli di realizzare una figura di cera , scriverci sopra il nome dell’essere e bruciare il tutto sul fuoco, il rito della cera era ad esempio uno dei riti registrati tra gli Egizi per liberarsi del mostro “Apep“.
Nelle tavolette Assire viene descritto come “alti prelati” dopo aver invocato la giusta divinità ne chiedevano il trasferimento dentro il corpo di un maiale, da notare che ne Babilonesi, ne Assiri hanno mai ritenuto il maiale un essere contaminato.
Ulteriori cerimonie prevedevano il trasferimento dello spirito immondo dentro l’acqua contenuta in una brocca e poi dispersa al suolo.
La pratica di scrivere i nomi delle entità maligne su statuette di cera, la si ritrova anche in Mesopotamia, dove recitare certe formule costringeva lo spirito a trasferirsi nella rappresentazione per poi disfarsene.
Altre tipologie di incantesimo contemplavano l’utilizzo di argilla di mare da sagomare con le fattezze del posseduto per poi porla di notte accanto all’inguine del paziente così che al mattino fosse libero. L’uso simbolico della argilla di mare era probabilmente dovuto alla connessione con Ea ,dio dell’Oceano.
Ciò che poi alla fine decretava per così dire la riuscita delle esorcismo era però l’espiazione.
Colui che era incappato nel “Tapu” ossia nell’ incantesimo doveva a più presto chiedere l’intervento di un alto sacerdote che attraverso una cerimonia descritta con la parola “Kuppuru” rimuoveva l’entità o il maleficio.
Se ci sono fermiamo un attimo riflettere tutte queste pratiche possono sembrare frutto della “non conoscenza” di quei tempi, oggi giorno diremo che sono stati l’apice della superstizione e se invece fosse stato tutto vero?
Nel libro è presente un rituale che mi ha fatto riflettere, rimedi contro il mal di testa da maleficio. Spesso l’emicrania è una delle avvisaglie ( ma ovviamente non è l’unico sintomo) che il malocchio è stato fatto.
I Babilonesi sapevano che la negatività si manifestava in tal guisa ed adottarono un cerimoniale per cacciarlo in cui l’elemento protagonista era l’acqua. Generalmente chi toglie questo tipo di malocchio sono le persone anziane che tramandano la formula rigorosamente durante le feste religiose. Le origini si perdono nella notte dei tempi e sono conosciute specialmente nel Sud Italia nello specifico nella zona salentina e del foggiano.
La trasmissione di questa energia negativa si chiama “affascino” dal latino “fascinum” che significa maleficio per l’appunto, può essere sia volontario o involontario ed è ispirato dall’invidia verso qualcuno.
Il pensiero moderno su queste tematiche è quello di schernire ma la domanda è credere o non credere alle superstizioni?
Di questi racconti ne ho sentiti a centinaia nella mia vita, sempre frutto della magia popolare. Una appunto però, come miti e leggende hanno sempre un fondo di attendibilità anche le credenze popolari su tali assunti portano con sé inevitabili basi di veritiere, se avete la possibilità di approfondire l’argomento, fatelo, interpellate vecchi anziani ed ascoltate cosa vi raccontano, poiché le entità che si celano a monte di tali incantesimi esistono da quando esiste l’essere umano.