Ufo in Argentina
Il caso Burzaco
BURZACO, ARGENTINA ANNO 1972
Gilberto Gregorio Cossioli, un signore argentino di mezza età, così ha riferito il suo stupefacente incontro ravvicinato il 4 Ottobre del 1972 agli ufologi del “Servizio Argentino da Investigaciones Extraterrestres”:
“Sentendo dei rumori…nell’accendere la luce della stanza vidi che l’orologio indicava le 3.15 del mattino. Continuai il percorso verso la porta, ivi mi fermai per aprire lo stipite destro, e nel farlo una luce molto intensa mi abbagliò e persi istantaneamente conoscenza. I miei sensi non erano coscienti di quanto mi accadeva.
Quello che ricordo che mi risvegliai in una camera piccola, dall’apparenza metallica, nella quale non si vedevano né porte né finestre, né alcuna altra apertura.
Soltanto potevano notarsi sulle pareti delle tubature di forma poligonale, e nel tetto della stanza, il cielo raso era come d’argento, molto brillante, poiché aveva luci di tipo fluorescente; che per la loro luminosità era impossibile guardarle.
Il mio controllo del senso della vista non era preciso e non riuscivo a distinguere la gamma di colori che vedevo. Nella stanza e attorno a me vi erano esseri in parecchia quantità, ma il loro numero esatto non posso precisarlo.
Erano alti 2 m. e 30 cm. approssimativamente e molto magri, credo che non fossero più larghi di 20 cm. Mi fecero sedere in un banco di altezza regolabile, il cui sedile era circolare. Questo emetteva luci di colori indefiniti…con un apparecchio senza ago mi presero del sangue in poca quantità, era come una ventosa a forma di imbuto.
E’ stato prodotto dal prelievo il segno che si vede ancora sulla mia mano, anche se piccolo. Quando potei guardare i loro occhi, vidi che erano vuoti e profondi…Il naso era largo e schiacciato, e le labbra sottili.
Erano coperti di una specie di uniforme color verde oliva. Era come una tuta da subacqueo. L’inespressività dei loro volti mi fa pensare che potessero essere mascherati. Avevano un cinturone largo, con quadretti con luci intermittenti (misure non me le chiedete, che non ve le so dare con esattezza…).
La comunicazione fra di essi e me si stabilì verbalmente…Infatti, quando in un primo momento ero spaventato, l’essere col copricapo (gli altri non l’avevano) mi disse:’State tranquillo, non vi succederà niente’.
Questo essere fu il primo che udii parlare e l’unico che aveva indosso una specie di giubbotto con bavero…Le loro facce erano molto lunghe.
Questi esseri furono molto gentili con me, e le loro voci erano molto dolci. Mentre ero in quella stanza, sentii bambini piangere chiamando la mamma, ma non so da dove provenisse quel pianto, può darsi da qualche famiglia, ma lì dentro non ne vidi. Mentre uno degli esseri mi toglieva il sangue, guardavo intorno a me. E fu così che potei vedere nel pavimento delle pietre ammucchiate…Chiesi a quell’essere se potevo prendere qualche pietra e mi disse di no…Allora guardò un altro essere e si chinò, prese la pietra e me la diede…Prima di prendere la pietra gli chiesi se conteneva radioattività. Mi disse di prenderla tranquillamente, che non mi sarebbe successo niente.
Non ebbi tempo di chiedergli se la pietra fosse o no terrestre, ma sono sicuro che appartenesse al nostro pianeta. Era pirite di ferro. Quando ebbi la pietra in mano, chiusi la mano e comparvi di nuovo a casa; ero tranquillo, in piedi, con la pietra in mano. Se non avessi avuto la pietra, l’accaduto mi sarebbe sembrato un incubo.
Giorni dopo la mia avventura, cominciai a sentire dei capogiri, e continuai a sentirli per due o tre giorni. E quando camminavo era come se stessi camminando per aria. Attualmente la mia cagna, che é un cane poliziotto, sembra diversa, spaventata, e praticamente non mangia…”.
La testimonianza sarebbe stata raccolta dagli ufologi argentini dieci giorni dopo il fatto. Alcune valutazioni sul caso. E’ interessante notare come il cliché ricalchi alla perfezione le moderne abductions studiate da Budd Hopkins. Il testimone si sveglia attorno alle 3, come é successo a molte ‘rapite’ americane, e perde alcune facoltà motorie e sensoriali. Gli viene prelevato del sangue e gli resta una cicatrice a testimonianza di ciò. Come nei recenti IR-4 americani. Curiosamente, all’interno dell’astronave, un alieno comunica con lui utilizzando la struttura linguistica classica dell’Argentina, dandogli cioé del “voi” anziché del “tu”, forma, questa, non usata in Sudamerica.
Quasi che l’entità fosse perfettamente documentata sugli usi di quel Paese. Ancora, le creature, definite alte e sottili e con cinturoni borchiati, ricordano molto talune entità ‘riscoperte’ dagli ufologi e dai media nel 1989, dopo una serie di avvistamenti in Unione Sovietica e in America. Ancora, gli esseri sembravano comunicare telepaticamente fra di loro, e questo elemento é stato riscontrato in varie testimonianze, soprattutto in Nord America.
Interessanti due dati notati dal testimone, le ‘urla di bambini’ e la presenza di pietre all’interno del disco. Circa le urla di bambini, questo elemento pare rientrare, più che nella realtà dell’esperienza vissuta, nell’aspetto onirico della stessa. Molti rapiti, difatti, al momento dell’accaduto perdono la reale dimensione sensoriale di quanto accade. Alcuni, come l’italiano Zanfretta, avevano una percezione distorta delle dimensioni e avevano l’impressione che il disco e le entità mutassero in altezza e in larghezza; altri, come molti rapiti americani e sudafricani, hanno vissuto le esperienze come in un sogno lucido, “passando attraverso i muri”, volando e vedendo volare gli alieni (caso di Pascagoula), vedendo le stanze di casa allungarsi o gli alieni cambiare forma.
In questo senso le urla di bambini sentite da Cossioli sembrano da attribuirsi più ad una sorta di stato di dormi-veglia che non ad una impressione reale di quanto vissuto. Realistica ci pare invece la presenza di reperti terrestri (le pietre) all’interno dell’astronave: la letteratura ufologica trabocca di avvistamenti di alieni che, scesi perlopiù in zone isolate, anziché prendere un contatto ufficiale con gli abitanti della Terra come si sarebbe aspettato qualcuno, si solo limitati a ‘rubare’ campioni di terreno, di erba e, in qualche caso, animali.
Infine, il fatto che il testimone si sia trovato tutt’a un tratto a casa sua é indicativo di un possibile ‘tempo mancante’ che il nostro non ha rilevato. L’analisi della pietra da parte di un commodoro e di un lavoratore in miniera amici del testimone hanno dimostrato trattarsi di pirite di ferro, un materiale molto comune sulla Terra (ma anche sulla Luna, dato questo che ha colpito in maniera particolare il testimone) e pertanto il ‘reperto’ non può essere considerato come una prova sicura dell’accaduto.
Il caso in sé mostra comunque degli elementi di studio interessanti.
Cesare Valocchia