Le stigmate cosa sono? fenomeno psichiatrico o extraterrestre
Le stimmate di San Francesco
Chi non conosce San Francesco da Assisi il fraticello di “Fratello sole, sorella luna,” al di là della sua sincera vocazione e le vicissitudini che hanno attraversato la sua vita, vorrei puntare oggi l’attenzione su un aspetto che forse dal punto di vista ufologico nessuno ha considerato.
La natura delle sue stigmate.
Il Santo infatti è secondo la Chiesa Cattolica uno dei “privilegiati” che Dio ha scelto per avere in dono le stigmate, i fori su mani e piedi simbolo della Crocifissione di Cristo.
L’entità che interagisce con San Francesco è un Serafino…uno degli angeli delle schiere celesti.
Questi esseri, gli angeli, sono dotati di poteri incommensurabili, li abbiamo visti nella Bibbia cosa sono in grado di fare no? Ricordate l’episodio del re ebraico Ezechia quando si ribellò al re dell’ Assiria Sennacherib? L’ angelo del Signore sterminò i suoi 185000 soldati da solo in una sola notte.
Che fosse un alieno è palese dal momento che sappiamo bene che gli angeli non erano altro che esseri provenienti da altri pianeti. Testimoni di incontri ravvicinati con queste entità li hanno anche visti volare con le ali, vi riporto un link di alcune foto a tal proposito scattate da una signora americana da me intervistata che mi ha girato alcune immagini private scattate col cellulare mentre era in giardino, eccole ! erano angeli alati?
Mi sono chiesto data la manipolazione mentale architettata da tali esseri anche in occasione delle apparizioni mariane se avessero realmente le ali, oppure il tutto è frutto di un alterata percezione della realtà.
In sostanza, San Francesco ha visto realmente il Serafino, o è stato fatto in modo che la sua mente lo vedesse”?
Le stigmate di San Francesco ed il fenomeno ufo
Ma torniamo al Santo e leggiamo cosa è accaduto ed i riferimenti ufologici, ad avvalorare la presenza extraterrestre sulla Terra.
Poche e sintetiche parole per descrivere un evento straordinario, e mai sino ad allora verificatosi, che si compì sul monte della Verna, mentre un’estate della prima metà del ‘200 volgeva al termine.
Correva l’anno 1224. S. Francesco d’Assisi, due anni prima di morire, voleva trascorrere nel silenzio e nella solitudine quaranta giorni di digiuno in onore dell’arcangelo S. Michele. Era, del resto, abitudine del Santo d’Assisi ritirarsi, come Gesù, in luoghi solitari e romitori per attendere alla meditazione ed all’unione intima con il Signore nella preghiera.
Sapeva, infatti, che ogni apostolato era sterile se non sostenuto da una crescita spirituale della propria vita interiore. Molti luoghi dell’Umbria, della Toscana e del Lazio vantano di aver ospitato il Poverello d’Assisi in questi suoi frequenti ritiri.
La Verna era uno di questi e certamente era quello che il Santo prediligeva.
Dell’apparizione dell’angelo Serafino ci offre un’ampia descrizione il Celano:
“Allorché dimorava nel romitorio che dal nome del luogo è chiamato Verna, due anni prima della sua morte, ebbe da Dio una visione.
Gli apparve un uomo, in forma di Serafino, con le ali, librato sopra di lui, con le mani distese ed i piedi uniti, confitto ad una croce. Due ali si prolungavano sopra il capo, due si dispiegavano per volare e due coprivano tutto il corpo. A quell’apparizione il beato servo dell’Altissimo si sentì ripieno di una ammirazione infinita, ma non riusciva a capirne il significato.
Era invaso anche da una viva gioia e sovrabbondante allegrezza per lo sguardo bellissimo e dolce col quale il Serafino lo guardava, di una bellezza inimmaginabile; ma era contemporaneamente atterrito nel vederlo confitto in croce nell’acerbo dolore della passione.
Si alzò, per così dire, triste e lieto, poiché gaudio e amarezza si alternavano nel suo spirito. Cercava con ardore di scoprire il senso della visione, e per questo il suo spirito era tutto agitato. Mentre era in questo stato di preoccupazione e di totale incertezza, ecco: nelle sue mani e nei piedi cominciarono a comparire gli stessi segni dei chiodi che aveva appena visto in quel misterioso uomo crocifisso.
Le sue mani e i piedi apparvero trafitti nel centro da chiodi, le cui teste erano visibili nel palmo delle mani e sul dorso dei piedi, mentre le punte sporgevano dalla parte opposta.
Quei segni poi erano rotondi dalla parte interna delle mani, e allungati nell’esterna, e formavano quasi una escrescenza carnosa, come fosse punta di chiodi ripiegata e ribattuta. Così pure nei piedi erano impressi i segni dei chiodi sporgenti sul resto della carne. Anche il lato destro era trafitto come da un colpo di lancia, con ampia cicatrice, e spesso sanguinava, bagnando di quel sacro sangue la tonaca e le mutande”.
Ecco come san Bonaventura, suo biografo, riporta l’episodio:
Sul Monte La Verna Francesco era intento a meditare, per divina ispirazione, sulla Passione di Gesù quando avvenne l’evento prodigioso. Pregava così: “O Signore mio Gesù Cristo, due grazie ti prego che tu mi faccia, innanzi che io muoia: la prima, che in vita mia io senta nell’anima e nel corpo mio, quanto è possibile, quel dolore che tu, dolce Gesù, sostenesti nella ora della tua acerbissima passione, la seconda si è ch’ io senta nel cuore mio, quanto è possibile, quello eccessivo amore del quale tu, Figliuolo di Dio, eri acceso a sostenere volentieri tanta passione per noi peccatori”.
La sua preghiera non rimase inascoltata. Fu fatto degno, infatti, di ricevere sul proprio corpo i segni visibili della Passione di Cristo. Il prodigio avvenne in maniera così mirabile che i pastori e gli abitanti dei dintorni riferirono ai frati di aver visto per circa un’ora il monte della Verna incendiato di un vivo fulgore, tanto da temere un incendio o che si fosse levato il sole prima del solito.
«Un mattino, all’appressarsi della festa dell’Esaltazione della santa Croce, mentre pregava sul fianco del monte, vide la figura come di un serafino, con sei ali tanto luminose quanto infocate, discendere dalla sublimità dei cieli: esso, con rapidissimo volo, tenendosi librato nell’aria, giunse vicino all’uomo di Dio, e allora apparve tra le sue ali l’effige di un uomo crocifisso, che aveva mani e piedi stesi e confitti sulla croce. Due ali si alzavano sopra il suo capo, due si stendevano a volare e due velavano tutto il corpo.
A quella vista si stupì fortemente, mentre gioia e tristezza gli inondavano il cuore. Provava letizia per l’atteggiamento gentile, con il quale si vedeva guardato da Cristo, sotto la figura del serafino. Ma il vederlo confitto in croce gli trapassava l’anima con la spada dolorosa della compassione. Fissava, pieno di stupore, quella visione così misteriosa, conscio che l’infermità della passione non poteva assolutamente coesistere con la natura spirituale e immortale del serafino. Ma da qui comprese, finalmente, per divina rivelazione, lo scopo per cui la divina provvidenza aveva mostrato al suo sguardo quella visione, cioè quello di fargli conoscere anticipatamente che lui, l’amico di Cristo, stava per essere trasformato tutto nel ritratto visibile di Cristo Gesù crocifisso, non mediante il martirio della carne, ma mediante l’incendio dello spirito»
Siete d’accordo con me dopo avere letto queste testimonianze? Era un extraterrestre, se no chi altro?
L’inganno da parte di queste entità nasce nel cuore della religione, Padre Pio, Natuzza Evolo tra i mistici italiani più famosi hanno subito la stessa sorte, gli esseri angelici che si sono mostrati loro erano più e ne meno come la loro mente li concepiva, ossia con le ali. Del resto… lo vuole la tradizione.
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Cesare Valocchia