Horus dio del sole: Il suo immenso potere
Le divinità egizie : Il dio Horus chi era?
Horus era un dio del cielo, uno dei tanti protettori del popolo egizio.
Gli antichi egizi avevano molte credenze diverse sul dio Horus. Una delle credenze più comuni era che Horus fosse il figlio di Iside e Osiride.
Dopo che Osiride fu assassinato da suo fratello Seth, Horus combatté con Seth per il trono d’Egitto.
In questa battaglia, Horus perse uno dei suoi occhi. L’occhio gli fu restituito e divenne un simbolo di protezione per gli antichi egizi. Dopo questa battaglia, Horus fu scelto per essere il sovrano del mondo dei vivi.
Sulla Stele di Merneptah vi è un iscrizione dell’antico re egiziano Merneptah (1213 – 1203 a.C.), troviamo la descrizione di una battaglia condotta dal dio Horus contro il popolo di Metjen.
Potrebbe forse, il diadema del dio Horus, rappresentare un’altra delle fantomatiche armi dai poteri immensi di cui si parla, ad esempio, nei testi indù?
Ecco il testo ed a seguire la traduzione:
“All foreign lands were united, standing prepared to fight as one. There were no deserters, relying on the numerous troops, with limitless people and horses.
They advanced, their hearts being bold, without fear in their hearts. But the one mighty of strength overthrew them, the one with powerful arm, who tramples his enemies. He is a king who fights alone, without crowds behind him. He is more effective than a million of numerous soldiers.
No equal to him has been found: warrior, hero on the battlefield, in whose vicinity there is no resistance, who immediately overpowers all foreign lands, as commander of his army, while he rushes between the barbarians as a star that crosses the sky, who enters the turmoil of battle, while his glowing breath [attacks] them with fire, who eradicates them, while they lie in their blood.
It is his serpent-diadem that overthrows them for him, his flame that drives away his enemies.
The numerous army of Metjen was overthrown within an hour, as perished as those who have never been, […] in the manner of a consuming flame, as what the arms of the good god did, who is great of strength in battle, who carries out a massacre of everyone, his only leader, the king of Upper and Lower Egypt Menkheperre (may he live forever!).
He is Horus, with a powerful arm, a excellent fortress to his army, a refuge to the subjects, who attacks every land with infighting, who rescues Egypt on the battlefield, protector who does not fear the rapacious.”
Traduzione:
“Tutte le terre straniere si erano unite, erano preparate a combattere insieme. Non c’erano disertori, queste infatti si affidavano a truppe molto numerose, con tantissime persone e cavalli. Essi avanzarono, i loro cuori erano audaci, non vi era paura.
Ma colui dalla somma potenza li distrusse, colui con il possente braccio, che travolge i nemici. Egli è un re che combatte da solo, senza alcun esercito dietro di lui. Egli è più efficace di un milione di soldati.
Non è stato trovato nessuno di eguale grandezza: guerriero, eroe sul campo di battaglia, nelle quali vicinanze nessuno può opporre resistenza, colui che immediatamente conquista le terre straniere, come comandante del suo esercito, mentre irrompe nelle fila dei barbari come una stella che attraversa il cielo, colui che entra nel tumulto della battaglia, mentre emette una ventata di fuoco, colui che estirpa i nemici, mentre essi giacciono a terra nel loro stesso sangue.
A distruggere i nemici è il suo diadema a forma di serpente, è la fiamma del diadema a respingere i nemici.
La numerosa armata di Metjen fu rovesciata in una sola ora, essi moriron tutti come mai altri esseri umani morirono, […] nello stesso modo nel quale perisce una fiamma consumata, così come fece l’armata del buon Dio, il quale è molto forte in battaglia, il quale porta massacro ovunque, egli è l’unico comandante, il re dell’Egitto superiore e di quello inferiore Menkheperre (possa vivere egli per sempre!).
Egli è Horus, con un possente braccio, una eccellente fortezza per il suo esercito, un rifugio per le persone, egli attacca ogni terra durante il combattimento, egli soccorre l’Egitto sul campo di battaglia, egli è il protettore che non ha paura dell’avido.”
Cesare Valocchia